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venerdì 8 aprile 2022

ANTROPOLOGIA CULTURALE B (ANTR. REL) 2021/2022 LEZ. 04 - De Martino




Questa lezione è dedicata a Ernesto de Martino, uno studioso italiano il cui pensiero complesso combina idealismo crociano e fenomenologia.
Etnologo studioso del Mezzogiorno d'Italia, introdusse il concetto di "crisi della presenza": un'angoscia squisitamente umana di fronte a momenti di crisi particolarmente intensi, nei quali il mondo scivola in una sorta di irriconoscibilità e indomabilità.
Il mago (come lo stregone) è la figura centrale di questo drammatico tentativo di superare l'annientamento, tentativo che coincide con l'affermazione del mondo magico come spazio di pensiero e di azione in cui l'uomo realizza la propria «volontà di esserci di fronte al rischio di non esserci». L'esigenza di affermare la presenza era particolarmente viva presso quello che De Martino chiamò «mondo subalterno», il mondo povero e illetterato del Mezzogiorno che, non avendo preso ancora coscienza della propria identità storica e di classe, era legato a forme «primitive» di affermazione della propria «presenza» nel mondo. 
Questa teoria ruota intorno a tre concetti chiave:

1. Il mondo magico è il tentativo di affermare l’esserci (echi heideggeriani) contro la crisi della presenza 


2. Questo sforzo è sempre temporaneo  


3. I subalterni (Gramsci) NON hanno ancora acquisito coscienza storica e di classe, per cui utilizzano la magia in questa chiave di affermazione della presenza  


La concezione demartiniana come espressione dei gruppi più vulnerabili di fronte ai rischi ci consente di comprendere il ruolo della magia nella modernità contemporanea. In effetti, se valesse solo la concezione malinkowskiana della magia come “ottimismo standardizzato” di fronte all’imponderabile del nostro agire, soprattutto in connessione all’efficacia dei nostri strumenti, l’avanzamento tecnologico dovrebbe restringere l’ansia da prestazione da compensare magicamente, eppure vediamo che le cose non stanno così e continuiamo imperterriti a praticare la magia (che noi chiamiamo “superstizione” ben dentro le nostre vite razionali).
Sebbene la religione abbia sempre combattuto la magia, in molti riti religiosi si trovano ad esempio inseriti gesti e formule che hanno lo scopo dichiarato di influenzare gli spiriti o le divinità inducendoli a comportarsi nel modo desiderato dagli uomini. Questa commistione di religione e magia la ritroviamo anche nelle religioni monoteiste.

Queste sono solo informazioni in pillole sulla complessità del pensiero di De Martino. Per chiunque volesse approfondire, suggerisco questo e questo video di Riccardo Vedovato, giovane antropologo dalle indubbie doti divulgative.

PENSIERO MITICO
[dal minuto 1:05 circa]
Noi andiamo avanti e introduciamo il concetto di pensiero mitico: una modalità del pensiero simbolico, una narrazione presente in ogni cultura che ha la finalità di raccontare eventi differenti da quelli che noi definiamo «storici», accaduti in tempi indeterminati e i quali effetti perdurano nel tempo presente determinando la condizione attuale degli esseri umani.
All'origine del pensiero mitico c'è la disposizione narrativa dell'uomo, risultata evolutivamente vantaggiosa: secondo Brian Boyd il pensiero narrativo ci è risultato particolarmente utile in quanto animali sociali (qui un approfondimento).
Nella maggior parte dei casi si tratta di cosmogonie (racconti sull’origine dell’universo), teogonie (lotte tra divinità) o accadimenti di un passato senza tempo le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi.
Il pensiero mitico È una forma narrativa comunemente accettata per istituire l’inizio degli eventi e la strutturazione del tempo. Ha funzione fondativa


Nella prossima lezione vedremo più da vicino caratteristiche e funzioni del pensiero mitico.