2011/12: INFORMAZIONI PER CHI AVEVA 12 CFU E TUTTI GLI MP3 DELLE LEZIONI

domenica 24 luglio 2016

Il Kunda di Monaco (e Nizza, e Bruxelles, e Parigi, e Orlando, e Kabul e Baghdad e via andare)

Roy Richard Grinker ha scritto un libro sulla “simbiosi sociale” tra due popolazioni dell’Africa Centrale, i Lese, agricoltori che vivono in villaggi, e gli Efe, cacciatori raccoglitori della foresta. Ne parla con ampio dettaglio Francesco Remotti nel suo libro Prima lezione di antropologia. Racconta Grinker (che leggo nella sintesi che ne dà Remotti) che tra Lese e Efe sussiste una “strana” relazione sociale. I Lese si considerano superiori, più evoluti, più raffinati dei “primitivi” Efe, e sono nevroticamente ossessionati da questa loro superiorità, che di fatto non riescono a gestire da soli. Per quanto li disprezzino, di fatto i Lese hanno bisogno degli Efe per la loro vita quotidiana e per la solidità simbolica della loro quotidianità. Non solo gli Efe procurano ai Lese carne, miele e erbe medicinali dalla foresta, ma hanno costituito una relazione di servitù hegelianamente inestricabile. Le donne Efe aiutano nel parto le donne Lese, possono anzi esse stesse partorire figli Lese agli uomini del villaggio, e nei racconti del mito sono stati anzi gli Efe a insegnare ai Lese come ci si accoppia. Ma è nella gestione della magia che più appare evidente la necessità Efe per l’esistenza Lese. Ci sono in effetti due tipi di magia, nel complesso culturale Lese-Efe, e questi due tipi si chiamano aru e kunda.
Aru è la magia che viene da fuori, viene “proiettata” intenzionalmente sui propri avversari, spesso è legata a questioni di corna e rivalità amorose, e tipicamente un uomo getta aru sul marito della propria amante di un altro villaggio. Non è particolarmente pericoloso, aru, ci si può con-vivere in effetti, e costituisce la normale scocciatura di gestire le relazioni umane con il “fuori”. Il vero problema, però, è il kunda. Si tratta della stregoneria più nera, una forza oscura che viene da dentro e che i Lese non sanno proprio gestire. Se aru è magia intenzionale, malevola e meschina, kunda è subconscia, feroce e distruttrice. Nasce da dentro l’animo umano, da quella parte nascosta anche al soggetto, esce fuori senza che neppure te ne accorgi, e si riversa sui tuoi cari, su tuo fratello, su tuo figlio, sui parenti più stretti. Nessun Lese riesce a controllarla, o a diagnosticarla per tempo. Solo dopo che ha colpito si deve provare a contenerla, individuandone la sorgente umana, che è sempre un vicino, che magari sarà più sorpreso di tutti nello scoprire di essere uno stregone del kunda. Sono gli Efe, in verità, a compiere questo lavoro diagnostico, e sono gli Efe gli unici in grado di trattare i corpi morti infetti dal kunda.
Non ci sarebbe bisogno di dirlo, ma vale la pena di sottolineare che il kunda è un concetto totalmente culturale, non c’è alcuna base “materiale” che imponga il kunda come un oggetto della realtà, eppure i Lese ne parlano come di un dato di fatto, un’ovvietà che solo un folle potrebbe negare. È una delle caratteristiche più tipiche delle credenze magiche, questo suo apparire, per chi le vive, del tutto scontata, reale come le pietre di una montagna, come l’acqua che scorre in un fiume. Certo, il male esiste, la morte e il dolore sono dentro l’orizzonte della vita, ma perché i Lese incapsulano tutto il male mortifero dentro un unico concetto, e lo pongono al centro incontrollabile della loro cultura? Se il male esiste, perché viene “da dentro” quando è ingestibile ed invece viene attribuito all’esterno se è oggettivamente meno pericoloso? Cosa stanno “dicendo” i Lese di se stessi e del Male? Si noti che non è una strategia antitetica all’originario “capro espiatorio” ebraico. Il male della comunità, il male prodotto dalla comunità, veniva riversato sul capro e quello gettato all’esterno, allontanato. I primitivi Efe compiono questa funzione per i “complessi” Lese, i “confusi” Lese, i “moderni” Lese. Cacciatori della foresta, ladri di miele e di piante, gli Efe sono più vicini alla condizione “di Natura” dei civili Lese. Per questo sono in grado di gestire il kunda per conto dei loro sprezzanti padroni. Perché il kunda è il ritorno del rimosso, è la Natura che i Lese provano in tutti i modi a tenere a distanza, dalla quale vogliono a tutti i costi distaccarsi. Essendo più vicini alla Natura, allo spazio proteiforme da cui tutti veniamo, gli Efe sono in grado di gestire quel nero che tracima, sanno come si possa almeno incanalarlo, gestirlo, tenerlo a bada.
Quel che succede in questi mesi in Europa altro non è che un’esplosione di kunda. La distruzione nichilista che usa armi bianche, fucili, bombe e camion per massacrare e massacrarsi non è un attacco esterno. Certo, Daesh ha tutto il vantaggio a reclamare per sé la responsabilità di tutto quel che succede da Charlie Ebdo in poi, ma è solo un altro villaggio che confonde il suo miserevole aru con la forza brutale del kunda, è un farsi vanto della forza altrui. L’Europa comincia a sperimentare quel che negli Stati Uniti è una sequela di lutti insensati che ha una storia trentennale, in cui l’Islam non c’entra proprio nulla. È una malattia autoimmune che si chiama “mancanza di senso” e che dovremmo cominciare seriamente a pensare come kunda, il ritorno del rimosso.
Abbiamo costruito un sistema complesso quanti altri mai, e la sua stessa complessità è fonte di angoscia se non trova un sostegno morale su cui fondarsi. Il “radicalizzato” di turno (che in America, dove la religione ha tutt’altro spessore pubblico, è ancora un radicalizzato “cristiano”, quello che imbraccia le armi e fa la strage nel campus o nel cinema) spara su di noi e su di sé l’insensatezza, la distanza terribile tra e il Senso. Come per i Lese, fa parte della nostra forma di vita il distanziarsi dal Vuoto Originario, ma questa distanza diventa incapacità di gestione. Sono uomini Lese che percepiscono per sé un passato da Efe (non a caso uomini, maschi, ma è un altro aspetto, questo), quelli che imbracciano il Nulla e lo spargono in giro per le città dell’Europa. Europei-col-trattino, franco-magrebini, tedesco-iraniani, anglo-pakistani, non perché il loro essere Altri porti con sé chissà quale belluina ferocia (gli Efe non hanno kunda, che è una prerogativa dei Lese!) ma perché il loro essere diventati Lese da poco ho prodotto un surplus di consapevolezza della distanza tra Cultura e Natura, con la vertigine che ne deriva. Il Nulla della cultura occidentale dentro cui sono cresciuti rimbomba nella carcassa mitologica della cultura da cui provengono, ed è lo scarto tra il Vuoto presente e forse il mito di un Passato ancestrale ancora gravido di senso che non riescono a gestire. Diagnosticano il Nulla del kunda che tutti abbiamo nel petto, ma per loro questa diagnosi è insopportabile e diventa macello nello scarto con qualche forma di Altrove o Passato ancora dotato di Senso.
Come fossimo Lese senza più memoria, incapaci di pensare alternative o di concepire un passato moralmente diverso dal vuoto totale dentro cui ci siamo ficcati, sprofondiamo nella nostra depressione o proiettiamo nei nostri mobile devices quel poco di desiderio che ancora riusciamo a spremere dai nostri nervi consunti. Chi invece riesce ad agganciarsi a qualche fittizia fonte di Senso (si chiami Islam, si chiami Famiglia, si chiami Amore, si chiami Onore) -- e un passato familiare di emigrazione può esserne una sorgente insperata  -- può provare a misurare quella distanza. Se pensa che lo iato sia colmabile, farà di quella radice uno strumento di salvezza, un perno di solida struttura di sé. Ma chi vede lo scarto e lo trova incolmabile, da quella voragine farà esplodere il Nulla.