Per capire la
follia di questo paese si deve partire da una sorta di assioma generale: il Parlamento italiano è
veramente l'espressione di questo paese, lo
rappresenta perfettamente nella sua
cultura e nei suoi sistemi di
valori. NOn si deve cioè fingere che questo paese sia retto da un governo
delegittimato e autoritario, o che il parlamento sia espressione della "
casta": il governo e il parlamento italiani sono
pienamente legittimi e legittimati, e sono la più compiuta espressione della
volontà popolare e del
carattere nazionale. Solo se partiamo da questa premessa possiamo capire quel che è successo questa settimana.
Non parlerò di quello di cui tutti, questa mattina, stanno parlando. Ho espresso il mio dubbioso e sofferto parere all'epoca di
Terry Schiavo, e non sarà il passaporto italiano della nuova vittima a farmi cambiare opinione. Ma voglio parlare invece di quel che ha fatto il Parlamento, il luogo dove si esercita la
sovranità popolare, il luogo principe per capire gli italiani.
La settimana scorsa ha votato un
emendamento della
Lega Nord associato al "pacchetto sicurezza" che di fatto rende le
cure mediche improponibili a centinaia di migliaia di persone residenti sul nostro territorio. La possibilità per i medici di
denunciare alle autorità un immigrato
irregolare che si sia presentato in ospedale per farsi curare è una
barbarie immensa, una
vergogna politica il cui solo similare in Italia sono le
leggi razziali del 1938. Eppure è passata, ed è passata perché
la maggioranza degli italiani è d'accordo.
La corsa per fare una legge "anti Peppino Englaro" è finita, ma non è finito lo "spirito" che l'ha animata: gli italiani hanno veramente "sofferto" pensando a
Eluana, e io sono sicuro che veramente
Berlusconi sia stato malissimo pensando a quella povera ragazza in stato vegetativo, e al pensiero che l'interruzione dell'alimentazione forzata l'avrebbe fatta spegnere come un piccolo
animale abbandonato. Leggete
Bossi oggi su
Repubblica: "chi non l'ha provato non può capire". Ed è lo stesso
Bossi che ha imposto l'emendamento che
costringerà migliaia di clandestini a
morire senza cure mediche. Ma "i clandestini" sono un'entità
astratta anche se li vediamo tutti i giorni, anche se lavorano per noi, puliscono i culi dei nostri nonni e anche i nostri bagni, portano fuori il cane e l'immondizia, riparano i nostri impianti elettrici e ristrutturano le nostre case, ci procurano la coca e certi servizi sessuali particolari, cucinano nei nostri ristoranti e mangiamo il pane e la pizza fatti da loro. Ma continuano a essere
invisibili. Invece
Eluana è
presente nella sua sofferenza di fronte agli
occhi degli italiani, anche se non l'abbiamo (per fortuna e grazie al buon senso del padre)
mai vista. Eluana, non so se vi siete resi conto, è un nome, un
flatus vocis attorno al quale ci siamo stretti addolorati.
Come era successo con
Alfredino Rampi, esattamente allo stesso modo, con
Berlusconi a fare la parte che allora fu di
Sandro Pertini. Perché Eluana è
FIGLIA, com'era Alfredino, mentre i "clandestini"
non sono un cazzo, per dire le cose come stanno.
Siamo italiani perché abbiamo bisogno di un "
rapporto umano", non siamo in grado di pensare per principi
astratti (cure mediche, assistenza, diritti, doveri) e abbiamo invece bisogno di
incarnare tutto nella rete di quel che
conosciamo, altrimenti qualunque cosa sia ci resta sostanzialmente incomprensibile e soprattutto
moralmente irrilevante. Se si tratta di
Alfredino o di
Eluana, del loro essere "figli", allora il
cuore ci si inonda, ci sentiamo stroncati da questo amore infinito (perfino "duri" come
Umberto Bossi e
Giuliano Ferrara, che hanno sempre fatto del
pelo sullo stomaco la loro principale arma politica,
perfino loro, capite?) e reagiamo. Notate ancora il carattere nazionale: non abbiamo fatto qualcosa per chiudere i
pozzi artesiani italiani, no. Ma ci abbiamo ficcato dentro un
nano e
sondini e
telecamere e
presidenti piangenti non appena si è presentata l'
emergenza Alfredino. E non abbiamo fatto una legge con calma quando la Cassazione ha dato ragione al papà di Eluana,
più di un anno fa. No, abbiamo scatenato l'inferno legale cinque giorni prima che morisse, ci siamo inventati il disegno di legge sotto l'urgenza della
tragedia, l'unica cosa che ci faccia smuovere il nostro culo di pietra. Una legge da discutere con la massima
urgenza, ma ovviamente non il sabato e la domenica, ci dovesse andare di traverso il Campionato di calcio.
Siamo italiani perché tutto questo ci appartiene, non possiamo veramente chiamarci fuori, e dire che ci vergogniamo di questo presidente del consiglio o del ministro
Sacconi. Siamo italiani perché non possiamo fare a meno di andare in fibrillazione se una povera ragazza in coma viene condotta (secondo la sua volontà) a liberarsi definitivamente da quello stato e la
identifichiamo con nostra sorella, o figlia, o mamma, o persona cara. Mentre le centinaia di clandestini che moriranno di tubercolosi perché non possono andare in ospedale ci passano sopra come acqua fresca, perché sono lontani, diversi, e proprio non ce la facciamo a
identificarci con loro.
Siamo italiani perché siamo infantili, narcisisti patologici, e facciamo piuttosto schifo.