Iniziamo il 19 marzo. Visto che i laboratori didattici languono nella pandemia, ho pensato di organizzare online qualcosa che potesse attrarre gli studenti e le studentesse, e cosa ci potrebbe essere di più adatto, facendo lezione attraverso lo schermo, che riflettere sulle immagini stesse?
Quindi
il laboratorio didattico di Antropologia culturale (che penso per molti di voi sia
noto come Laboratorio di Antropologia urbana, essendo nato al PEF – Polo Ex
Fienile) quest’anno parlerà di antropologia e immagini, il che significa che
sarà dedicato al documentario etnografico.
Visto
che io non ne so nulla, ho chiesto a Elia Romanelli, ormai espertissimo
antropologo documentarista, di organizzare sei incontri che tenessero viva per
quanto possibile la dimensione artigianale del nostro mestiere.
1.
IL NON-VERO
Si
valuteranno i rischi impliciti nella volontà di standardizzare le immagini fino
a certi estremi del “cinema d’osservazione”.
Attraverso
le considerazioni di James Clifford e di Vincent Crapanzano, il tema
dell’inevitabilità di essere autori.
L’esempio
cinematografico di Flaherty: le prime finzioni nel primo documentario.
L’esempio
delle musiche in De Seta e in Cecilia Mangini.
Il
tema estremo della messa in scena come unica possibilità di narrare “il vero”
Introduzione,
racconto e visione di “The act of killing”.
Robert Flaherty “Nanook of the north”
Vittorio
De Seta “Lu tempu di li pisci spata”
Cecilia
Mangini “Stendalì (suonano ancora)”
Joshua Oppenheimer “The act of killing”
2.
IL NON-ESPLICITO
In
questo senso si guarderà alle differenze di approccio tra il cinema di Herzog e
il Cinéma Vérité.
Katja Marika Gauriloff “Canned Dreams”
3. IL NON-PROTAGONISTA (La realtà decide il plot)
Si vuole tentare un parallelismo tra la figura dell’informatore in antropologia e quella del protagonista-intervistato in un documentario. E cosa succede teoricamente se si parte dalla possibilità di basare un documentario su una persona che nega la sua collaborazione.
Il
caso di “Cadenza d’inganno”: rendere protagonista chi fugge e fargli decidere
il finale del film.
Altri
interventi della realtà sul processo produttivo e sul plot: i pidocchi e
l’innamoramento dell’elettricista in “Anna” di Grifi.
Infine
il film girato “per caso”, senza regista, senza direttore della fotografia, con
un protagonista ignaro: “87 ore”
Alberto
Grifi e Massimo Sarchielli “Anna”
Alberto
Grifi “Verifica incerta”
Costanza
Quatriglio “87 ore”
4 IL NON-TEMA
Il
regista che decide di non lavorare su nessun tema in specifico, di sviluppare
il proprio lavoro attraverso immagini apparentemente scollegate l’una
all’altra.
Introduzione
e visione di “Untitled”.
Walter
Benjamin sull’interrogare le immagini.
Segue
un’ intervista a Mauro Santini, sempre sulla possibilità di non cercare un
tema.
Breve
incontro con Laura Romano che ci racconta le reazioni e i doveri dei produttori
di fronte alle proposte inconsuete, agli script di documentari complessi.
Filmografia
Mauro
Santini “Attesa di un’estate”
5 LA NON-LEZIONE
Il
Mockumentary e il valore dell’informazione nel documentario.
La
spettacolarizzazione dell’informazione: come Netflix racconta Osho.
Il
found footage: la possibilità di non girare nulla, l’utilizzo di ciò che già
c’è.
Parte
del quinto incontro sarà dedicato alla preparazione del campo di
ricerca/sopralluogo che i singoli studenti affronteranno come prova pratica
nelle settimane a seguire.
Alina
Marazzi “Un’ora sola ti vorrei”
Laura
Romano analizzerà alcune proposte e se ne discuterà l’effettiva fattibilità, la
vendibilità, il confronto con il mercato, i mezzi necessari.
CALENDARIO
19
marzo – 2 aprile – 16 aprile – 30 aprile – 14 maggio – 28 maggio
Gli
incontri si tengono dalle 13 alle 15 sulle piattaforme Zoom e Teams.
Vista
la natura laboratoriale del progetto, abbiamo bisogno di organizzare la
presenza in numeri ristretti. Ci sono già delle iscrizioni, per cui se siete
interessate o interessati scrivete al mio indirizzo di Tor Vergata: pietro.vereni@uniroma2.it, oppure
anche a piero.vereni@gmail.com