Lezione numero B01 registrata l'11 novembre 2024
Lezione 01 - Introduzione al modulo
e al tema del religioso
La lezione si apre con una
riflessione personale e culturale sulla festa di San Martino a Venezia,
usata come esempio per mostrare come riti e ritualità permangano nella
vita quotidiana anche in forme secolarizzate. Il punto di partenza del corso è
l’idea che il religioso non sia una “stranezza” relegata ad altre culture o a
tempi antichi, ma una dimensione strutturale dell’umano, anche nel
contesto contemporaneo.
Una prospettiva antropologica
sul religioso
Il corso si propone di non
trattare “la religione” al singolare, ma di riflettere su ciò che
definisce “il religioso” come approccio, prospettiva, o modalità
esperienziale. Come l’antropologia ha smesso di usare il concetto di
“cultura” come entità compatta e totalizzante, così questo modulo proverà a
destrutturare l’idea di religione come categoria universale, per riflettere
invece su come certe pratiche e credenze siano modi specifici di dare senso
al mondo.
Il problema del secolarismo e
della scienza
Si ripercorre brevemente la nascita
dell’antropologia nel contesto della modernità secolarizzata, in cui si
cercava di spiegare il comportamento umano senza più fare riferimento a Dio
come fondamento. L’antropologia nasce in un contesto epistemologico in cui la
religione è già considerata falsa o superata, e ciò introduce un bias
interpretativo nei confronti dei sistemi religiosi studiati. La difficoltà
principale dell’antropologia delle religioni è allora ricostruire il punto di
vista “emic” delle popolazioni studiate, pur partendo da un pregiudizio sulla
falsità del loro mondo.
Obiettivo del corso
Il docente propone un approccio
sperimentale e interattivo per questo modulo, con uscite sul
campo (visita al quartiere di Torpignattara e alla sua “diversità religiosa”
e al Santuario del Divino Amore) e l'uso di testi fondamentali ma anche
materiali più recenti. L’obiettivo è lavorare collettivamente su un
terreno di ricerca ancora in parte aperto.
Il programma di letture
- Ugo Fabietti, con tre capitoli introduttivi su religione, magia
e scienza.
- Clifford Geertz, “La religione come sistema culturale”, per
introdurre il rapporto tra antropologia e religioso come fatto storico
e culturale.
- Riflessione sulla Scuola Romana di Storia delle
Religioni, con autori come Raffaele Pettazzoni, Angelo
Brelich, Dario Sabbatucci.
- Gregory Bateson, Dove gli angeli esitano, per un’epistemologia
del sacro.
- Marshall Sahlins, La nuova scienza dell’universo incantato,
che rappresenta il cuore teorico del corso.
- Lettura del capitolo “La società politica
originaria” di David Graeber e Marshall Sahlins per
riflettere sul rapporto tra religione e potere.
Religione, potere e verità
Viene anticipato un tema
centrale del corso: il triangolo potere-verità-religione, spesso
affrontato attraverso la lente foucaultiana. In particolare, viene criticata la
posizione di Talal Asad, che vede la religione come prodotto di discorsi
di potere. Il docente rifiuta questa posizione postmoderna e
decostruzionista, sostenendo che la dimensione religiosa è autonoma
e non riducibile a una funzione di altro.
Il religioso come provincia
autonoma del significato
Viene ripresa da Alfred
Schutz l’idea delle “province di significato”: scientifica, estetica,
del senso comune, religiosa. Il religioso, secondo questa visione, non è
una variabile dipendente, ma un modo umano di interagire con il mondo,
autonomo e necessario.
Ontologie e svolta prospettica
Si introduce la cosiddetta svolta
ontologica: le culture non vanno più intese solo come sistemi simbolici, ma
come vere e proprie ontologie, cioè modi di concepire il reale. In molte
cosmologie indigene non c’è opposizione tra natura e cultura: il mondo è
abitato da esseri umani e meta-umani (spiriti, antenati, animali-soggetto).
Il potere viene concepito come qualcosa di extra-umano, a cui si
accede tramite riti, ruoli (re, sciamani, sacerdoti), e il religioso è
proprio lo spazio in cui questo potere viene reso maneggiabile.
Inversione rispetto a Durkheim
Mentre Émile Durkheim
vedeva la religione come proiezione simbolica della società (la società
divinizzata), Sahlins propone un’inversione radicale: la società umana
imita il potere meta-umano, e la politica nasce come tentativo di
canalizzare quella forza. La politica, in questa prospettiva, è funzione
della religione, e non viceversa.
Religione e spazio urbano
Il corso si occuperà anche del
rapporto tra religione e città, con attenzione al contesto romano. Si
leggerà un saggio del docente scritto con Valeria Fabretti, intitolato Spazio
certo e luoghi vaghi, che analizza la complessità religiosa urbana e
la globalizzazione del cattolicesimo romano, soprattutto dopo l’elezione
di Giovanni Paolo II nel 1978.
Globalizzazione e
super-diversità religiosa
Attraverso Appadurai e Steven Vertovec, si introdurranno i concetti di super-diversity e i paradossi della globalizzazione religiosa, in cui la tendenza all’omogeneizzazione coesiste con l’emergere di nuove differenze religiose locali (come il neopaganesimo urbano o le varianti locali dell’islam).