2011/12: INFORMAZIONI PER CHI AVEVA 12 CFU E TUTTI GLI MP3 DELLE LEZIONI

lunedì 18 febbraio 2019

Conoscere per giudicare


Peccato che non ci sia stato un coordinamento sui tempi, altrimenti la lezione della Scuola di politica del 19 febbraio 2019 sarebbe stata di particolare interesse per gli utenti della piattaforma Rousseau che sono stati chiamati a decidere (non si sa su quali basi giuridiche e con quali competenze) se Salvini abbia agito con le persone sequestrate sulla nave Diciotti in nome dello Stato o per il suo personale tornaconto. Alla Scuola di politica del Polo culturale ex Fienile, in effetti, ospitiamo martedì 19 febbraio 2019 Chiara Favilli, professore associato di Diritto dell’Unione Europea, che ha saputo dire cose importanti in proposito, e Antonio Marchesi, che oltre che professore di Diritto internazionale è anche presidente di Amnesty International, una delle ONG più importanti al mondo, che non ha mancato di far sentire la propria voca anche sul caso Diciotti.
Come sempre, la Scuola di politica è un’occasione per imparare con un poco di umiltà, per ascoltare senza bisogno che nessuno alzi la voce, per acquisire gli strumenti che meglio ci consentano di orientarci in un mondo sempre più intricato e complesso. Lo facciamo dalla periferia romana, dal cuore cioè pensante di una città a volte sonnolenta, che però non si tira indietro, non ha paura di prendere posizione, ma lo fa una volta informata, con cognizione di causa, sapendo che la politica non è l’espressione di un’opinione, ma un processo decisionale che si realizza sulla base di scelte informate.
Se avete ancora voglia di imparare, se non siete convinti di saperla già abbastanza lunga, se credete che prima di commentare è importante conoscere, non potete perdervi la Scuola di politica del Polo culturale ex Fienile, a Torbellamonaca, Roma, Italia, Mondo.

venerdì 15 febbraio 2019

Massimo Rosati Seminars. Seconda edizione


Ho conosciuto Massimo Rosati nel 2000, quando era un giovane ricercatore e si era appassionato di Durkheim al puto di proporre una nuova traduzione delle Forme elementari della vita religiosa alla casa editrice Meltemi, dove allora lavoravo come redattore. Mi era subito piaciuto quel giovane studioso dal tono pacato, non certo espansivo nei modi, scrupolosissimo nel fare il suo lavoro.
L’ho ritrovato nel 2008 all’Università di Roma Tor Vergata, quando ho vinto il mio posto da ricercatore e lui, provenendo dall’Università di Salerno, era già professore associato di Sociologia generale. Abbiamo presto iniziato a collaborare, a organizzare qualche cosa assieme, anche a parlare un poco dell’orizzonte più ampio degli studi delle nostre rispettive discipline.
Massimo Rosati se ne è andato troppo presto, all’improvviso, cinque anni fa.
Oggi, a pochi giorni dall’anniversario della sua morte, vogliamo ricordarlo per il suo tema di ricerca principale, quello cui stava lavorando quando è mancato, vale a dire il tema del Postsecolare e come questo approccio imponga un ripensamento profondo del modo in cui ci avviciniamo allo studio scientifico delle religioni.
Kristina Stoekl ha lavorato con Massimo proprio a Tor Vergata e ora da Innsbruck riprende con vigore la questione del postsecolare applicandola al mondo del Cristianesimo Ortodosso, in particolare al caso russo.
Se vorrete essere presenti sarà un modo per aggiornarsi su un tema di punta delle riflessione sugli studi religiosi e per ricordare, anche nel piccolo momento conviviale al termine del seminario, un giovane studioso che, purtroppo, non è vissuto abbastanza per diventare il maestro che molti di noi stanno cercando da tanto tempo.

martedì 12 febbraio 2019

Umanamente


Da quando mi sono impegnato di prendermi cura della parola #Umano al Macro Asilo di Roma ho avuto più di un’occasione per pensare in modo divergente rispetto al tema proposto, ma solo con questo nuovo appuntamento, il 13 febbraio 2019, mi rendo conto del profondo pregiudizio che la parola scelta ha importo al mio lavoro.
Ho pensato cioè all’Umano come neutro, vale a dire neutralizzato rispetto alla differenza di genere, e invece e per fortuna viene Caterina Botti a portarci la consapevolezza che non c’è un solo modo di essere umano e sempre (sempre) qualche che sia il contesto, l’epoca storica, il livello sociale, lo sfondo economico, il quadro politico, il retroterra simbolico, tutto è sempre declinato, almeno, in maschile e femminile, #Umano e #Umana.
Maschi e femmine sembrano fare sempre più fatica a riconoscere il percorso di costruzione del loro genere e, per quanto si parli di genere, sono sempre molte le persone che si sentono naturalmente ancorate al loro sesso come al colore dei capelli. Abbiamo invece bisogno di ascoltare parole che ci guidino alla scoperta di quello che siamo quando viviamo, quando lavoriamo. Caterina Botti ci può accompagnare in questo percorso come poche altre nel nostro Paese, unendo sempre la sua competenza di studiosa alla sua passione di attivista.
Io spero veramente che verrete in tantissime e tantissimi a sentire le sue parole, a riflettere assieme, a vederci un poco più a fondo per quel siamo, sperando così di orientare la direzione verso cui vogliamo essere.