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lunedì 21 ottobre 2024

Il sapere appreso è flessibile ma fragile. Lezione #02 di Antropologia culturale PIETRO VERENI per Tor Vergata

 


Il sapere appreso è flessibile (rapida adattabilità) e fragile (difficoltà di trasmissione) Lezione registrata il 4ottobre 2024

 

[Questo riassunto è stato fatto quasi interamente dal bot Anthro Explorer di ChatGPT, un bot creato da Benjamin C. Corvi (che non conosco ma che ringrazio di cuore) che finora sta dando dei risultati inaspettati]

 

La seconda lezione di Antropologia Culturale presso l'Università di Roma Tor Vergata si concentra su una serie di concetti chiave relativi alla natura della cultura e ai meccanismi di apprendimento culturale, con riferimenti anche alle questioni organizzative del corso.

 

1. Organizzazione e materiali del corso

Il professore apre la lezione con alcune indicazioni di tipo organizzativo. Viene spiegato come accedere ai materiali di studio, inclusi i testi e le dispense disponibili online. Si ricorda agli studenti che seguire solo le lezioni non è sufficiente: per superare l’esame, è fondamentale anche leggere e studiare i testi assegnati. Il professore sottolinea che una preparazione completa prevede l’unione di entrambi gli approcci (lezione e studio autonomo), rimarcando che non tutti i contenuti che saranno richiesti all’esame verranno spiegati in classe.

 

2. Cultura come sapere appreso

Uno dei temi centrali della lezione è il concetto di cultura appresa. Il professore affronta la distinzione tra sapere innato e sapere appreso, evidenziando che la cultura non è un elemento inscritto nei nostri geni, ma qualcosa che viene acquisito attraverso l’apprendimento. Questo sapere, infatti, è trasmesso da una generazione all’altra, ma richiede un processo attivo e non avviene in modo automatico, come invece succede per i comportamenti istintivi presenti in molte specie animali. Viene spiegato che la cultura è frutto di una continua retroazione, dove gli individui apprendono nuove tecniche e conoscenze dall’ambiente circostante, e queste vengono poi modificate e trasmesse ad altri.

 

A tal proposito, il docente introduce alcuni esempi tratti dall’evoluzione umana. In particolare, si fa riferimento alla specializzazione della mano e alla lateralizzazione cerebrale, due elementi che hanno facilitato lo sviluppo di comportamenti appresi e non più solamente istintivi. Questo processo di apprendimento ha permesso ai primi ominidi di elaborare tecniche di sopravvivenza più efficienti, ma allo stesso tempo ha creato la necessità di trasmettere queste tecniche alle generazioni successive, introducendo così il problema della trasmissione culturale.

 

3. Evoluzione culturale e genetica

Un aspetto interessante trattato durante la lezione riguarda la differenza tra evoluzione genetica ed evoluzione culturale. L’evoluzione genetica è vista come un processo lento, in cui ogni mutazione si trasmette attraverso il DNA e richiede diverse generazioni per manifestarsi pienamente. Al contrario, l’evoluzione culturale è molto più rapida e flessibile: un nuovo comportamento appreso può essere diffuso in un gruppo umano in tempi relativamente brevi, grazie alla capacità degli esseri umani di insegnare e apprendere.

 

Il professore utilizza una serie di metafore ed esempi per illustrare questo concetto, tra cui quello delle api e della loro incapacità di adattarsi rapidamente a cambiamenti ambientali attraverso l’apprendimento, in contrasto con una banda di cacciatori-raccoglitori umani che, a fronte della scomparsa di una risorsa alimentare, potrebbe adattarsi scoprendo nuove fonti di cibo, come la pesca.

 

4. Fragilità e flessibilità del sapere culturale

Un altro tema trattato riguarda la fragilità del sapere culturale. La cultura, infatti, è flessibile perché può essere modificata rapidamente in risposta a nuovi stimoli e condizioni ambientali. Tuttavia, questa flessibilità comporta anche una fragilità, poiché il sapere culturale può facilmente perdersi se non viene trasmesso correttamente o se le generazioni successive non lo apprendono adeguatamente. Viene sottolineato come ogni generazione parta da zero, ovvero non erediti automaticamente le competenze culturali dei propri predecessori, a meno che queste non vengano insegnate e apprese in modo consapevole.

 

5. Differenza tra apprendimento formale e informale

Un’importante distinzione affrontata nella lezione è quella tra apprendimento formale e apprendimento informale. L’apprendimento formale avviene in contesti strutturati, come le lezioni universitarie, ed è esplicito: si tratta di un sapere consapevole e trasmesso intenzionalmente. L’apprendimento informale, invece, è molto più sottile e avviene attraverso l’esposizione continua a un contesto culturale. Un esempio è il modo in cui le persone acquisiscono gusti musicali, preferenze estetiche o modi di comportarsi: spesso non ci rendiamo conto di aver appreso queste cose, ma le pratichiamo inconsciamente.

 

Il professore porta esempi concreti, come il modo in cui gli studenti riconoscono facilmente un “coatto” da un determinato quartiere di Roma senza aver seguito un corso esplicito di sociologia urbana. Questo tipo di apprendimento, secondo il docente, è strettamente legato a quello che Pierre Bourdieu definiva come capitale culturale: le nostre preferenze e gusti sono il risultato del contesto sociale in cui siamo cresciuti e del livello di istruzione ed economico della nostra famiglia.

 

6. Naturalizzazione e invisibilità della cultura

Infine, il concetto di naturalizzazione occupa una parte significativa della lezione. Questo termine si riferisce alla tendenza delle persone a percepire le proprie abitudini culturali come “naturali” o “ovvie”, quando in realtà sono il risultato di un processo di apprendimento e socializzazione. Il professore racconta una metafora di due pesci che nuotano nell’acqua senza rendersi conto di essere immersi in essa, perché è l’unico ambiente che conoscono. Allo stesso modo, gli esseri umani tendono a non percepire i propri comportamenti culturali come appresi, ma come parte intrinseca della propria natura.

 

La lezione termina con una riflessione sull’importanza dell’antropologia come strumento per “accorgersi dell’acqua”, ovvero per prendere consapevolezza del fatto che molti dei nostri comportamenti, gusti e preferenze non sono innati, ma il risultato della nostra appartenenza a una determinata cultura e del processo di apprendimento che essa implica.

Testi di riferimento dalla dispensa:

FILE “01- lez01-04 Appunti introduttivi. Il concetto antropologico di cultura”

FILE “05 lez02-03 Il modello di Bourdieu”