Il sapere appreso è flessibile (rapida adattabilità) e fragile (difficoltà di trasmissione) Lezione registrata il 4ottobre 2024
[Questo riassunto è stato fatto quasi interamente dal bot Anthro Explorer
di ChatGPT, un bot creato da Benjamin C. Corvi (che non conosco ma che
ringrazio di cuore) che finora sta dando dei risultati inaspettati]
La seconda lezione di Antropologia Culturale presso l'Università di Roma
Tor Vergata si concentra su una serie di concetti chiave relativi alla natura
della cultura e ai meccanismi di apprendimento culturale, con riferimenti anche
alle questioni organizzative del corso.
1. Organizzazione e materiali del corso
Il professore apre la lezione con alcune indicazioni di tipo organizzativo.
Viene spiegato come accedere ai materiali di studio, inclusi i testi e le
dispense disponibili online. Si ricorda agli studenti che seguire solo le
lezioni non è sufficiente: per superare l’esame, è fondamentale anche leggere e
studiare i testi assegnati. Il professore sottolinea che una preparazione
completa prevede l’unione di entrambi gli approcci (lezione e studio autonomo),
rimarcando che non tutti i contenuti che saranno richiesti all’esame verranno
spiegati in classe.
2. Cultura come sapere appreso
Uno dei temi centrali della lezione è il concetto di cultura appresa.
Il professore affronta la distinzione tra sapere innato e sapere appreso,
evidenziando che la cultura non è un elemento inscritto nei nostri geni, ma
qualcosa che viene acquisito attraverso l’apprendimento. Questo sapere,
infatti, è trasmesso da una generazione all’altra, ma richiede un processo
attivo e non avviene in modo automatico, come invece succede per i
comportamenti istintivi presenti in molte specie animali. Viene spiegato che la
cultura è frutto di una continua retroazione, dove gli individui apprendono
nuove tecniche e conoscenze dall’ambiente circostante, e queste vengono poi
modificate e trasmesse ad altri.
A tal proposito, il docente introduce alcuni esempi tratti dall’evoluzione
umana. In particolare, si fa riferimento alla specializzazione della mano e
alla lateralizzazione cerebrale, due elementi che hanno facilitato lo sviluppo
di comportamenti appresi e non più solamente istintivi. Questo processo di
apprendimento ha permesso ai primi ominidi di elaborare tecniche di
sopravvivenza più efficienti, ma allo stesso tempo ha creato la necessità di
trasmettere queste tecniche alle generazioni successive, introducendo così il
problema della trasmissione culturale.
3. Evoluzione culturale e genetica
Un aspetto interessante trattato durante la lezione riguarda la differenza
tra evoluzione genetica ed evoluzione culturale. L’evoluzione
genetica è vista come un processo lento, in cui ogni mutazione si trasmette
attraverso il DNA e richiede diverse generazioni per manifestarsi pienamente.
Al contrario, l’evoluzione culturale è molto più rapida e flessibile: un nuovo
comportamento appreso può essere diffuso in un gruppo umano in tempi
relativamente brevi, grazie alla capacità degli esseri umani di insegnare e
apprendere.
Il professore utilizza una serie di metafore ed esempi per illustrare
questo concetto, tra cui quello delle api e della loro incapacità di
adattarsi rapidamente a cambiamenti ambientali attraverso l’apprendimento, in
contrasto con una banda di cacciatori-raccoglitori umani che, a fronte
della scomparsa di una risorsa alimentare, potrebbe adattarsi scoprendo nuove
fonti di cibo, come la pesca.
4. Fragilità e flessibilità del sapere culturale
Un altro tema trattato riguarda la fragilità del sapere culturale.
La cultura, infatti, è flessibile perché può essere modificata
rapidamente in risposta a nuovi stimoli e condizioni ambientali. Tuttavia,
questa flessibilità comporta anche una fragilità, poiché il sapere culturale
può facilmente perdersi se non viene trasmesso correttamente o se le generazioni
successive non lo apprendono adeguatamente. Viene sottolineato come ogni
generazione parta da zero, ovvero non erediti automaticamente le competenze
culturali dei propri predecessori, a meno che queste non vengano insegnate e
apprese in modo consapevole.
5. Differenza tra apprendimento formale e informale
Un’importante distinzione affrontata nella lezione è quella tra apprendimento
formale e apprendimento informale. L’apprendimento formale avviene
in contesti strutturati, come le lezioni universitarie, ed è esplicito: si
tratta di un sapere consapevole e trasmesso intenzionalmente. L’apprendimento
informale, invece, è molto più sottile e avviene attraverso l’esposizione
continua a un contesto culturale. Un esempio è il modo in cui le persone
acquisiscono gusti musicali, preferenze estetiche o modi di comportarsi: spesso
non ci rendiamo conto di aver appreso queste cose, ma le pratichiamo
inconsciamente.
Il professore porta esempi concreti, come il modo in cui gli studenti
riconoscono facilmente un “coatto” da un determinato quartiere di Roma senza
aver seguito un corso esplicito di sociologia urbana. Questo tipo di
apprendimento, secondo il docente, è strettamente legato a quello che Pierre
Bourdieu definiva come capitale culturale: le nostre preferenze e
gusti sono il risultato del contesto sociale in cui siamo cresciuti e del
livello di istruzione ed economico della nostra famiglia.
6. Naturalizzazione e invisibilità della cultura
Infine, il concetto di naturalizzazione occupa una parte
significativa della lezione. Questo termine si riferisce alla tendenza delle
persone a percepire le proprie abitudini culturali come “naturali” o “ovvie”,
quando in realtà sono il risultato di un processo di apprendimento e
socializzazione. Il professore racconta una metafora di due pesci che nuotano
nell’acqua senza rendersi conto di essere immersi in essa, perché è l’unico
ambiente che conoscono. Allo stesso modo, gli esseri umani tendono a non
percepire i propri comportamenti culturali come appresi, ma come parte
intrinseca della propria natura.
La lezione termina con una riflessione sull’importanza dell’antropologia
come strumento per “accorgersi dell’acqua”, ovvero per prendere consapevolezza
del fatto che molti dei nostri comportamenti, gusti e preferenze non sono
innati, ma il risultato della nostra appartenenza a una determinata cultura e
del processo di apprendimento che essa implica.
Testi di riferimento dalla dispensa:
FILE “01- lez01-04
Appunti introduttivi. Il concetto antropologico di cultura”
FILE “05 lez02-03 Il
modello di Bourdieu”