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sabato 26 ottobre 2024

Il potere dei segni. Lezione #04 di Antropologia culturale PIETRO VERENI per Tor Vergata

 

LEZIONE Numero 04 registrata il 9 ottobre 2024

 

20241009 Antropologia culturale 2024-25 Mod A Lez 04 Il potere dei segni

[questa sintesi è stata molto meno automatica delle precedenti. ChatGPT non sembrava interessato alla tensione tra -emic e -etic né è stato in grado di riassumere la storiella di Ochobo. Ho dovuto istruirlo a parte, caricando pezzi del mio libro “La ninfa e lo scoglio” e chiedendogli di riprendere in modo più chiaro l’opposizione emic/etic. Ora mi pare che i concetti fondamentali della lezione ci siano tutti, ma aspetto sempre eventuali feedback. Soprattutto, sconsiglio di fare affidamento su questa sintesi come surrogato dello studio individuale...]

 

1. Introduzione alla Lezione e Testi di Riferimento

  •    La lezione si apre con una panoramica dei testi di riferimento, inclusi "Il concetto antropologico di cultura", il concetto semiotico di cultura di Umberto Eco, e la parte teorica del saggio di Clifford Geertz "Verso una teoria interpretativa della cultura". La lezione mira a concludere la discussione sull'idea di cultura come fenomeno condiviso e a introdurre il concetto semiotico, con un’attenzione particolare alla dimensione simbolica della cultura.

2. Cultura come Fenomeno Condiviso

  •    La cultura viene spiegata come un fenomeno condiviso che va oltre le singole diversità individuali e si basa su una sorta di "ingroup" (gruppo interno) che permette fiducia e senso di appartenenza tra i membri di una comunità. Tuttavia, si analizza anche la complessità di questa condivisione, poiché spesso si tende a enfatizzare le differenze tra gruppi culturali e a sottovalutare quelle all'interno dello stesso gruppo (differenze intraculturali).
  •   Si introduce il concetto di "nazionalismo metodologico" (2:52), ossia la tendenza a considerare ogni gruppo umano come omogeneo e distinto, una mentalità che porta a sovrastimare le identità nazionali o culturali e a vedere gli "altri" come distanti.

3. Ingroup, Fiducia e Natura dell'Apprendimento Culturale

  •   La lezione esplora la necessità evolutiva dell'apprendimento culturale: esseri umani non hanno istinti rigidi e devono "imparare dagli altri" come agire e sopravvivere. Questa condizione ha portato storicamente alla creazione di spazi comunitari e urbani dove si incontrano idee e pratiche diverse. Un riferimento importante è il libro "L'alba di tutto" di David Graeber e David Wengrow, che discute come le città abbiano svolto un ruolo fondamentale per ampliare le conoscenze e offrire modelli di comportamento alternativi.
  •   Si fa riferimento anche alle prime città di cacciatori-raccoglitori come un modello sociale nato per apprendere dagli altri e che permetteva agli individui di esplorare nuove possibilità di azione (6:12).

4. Simbolismo della Cultura e Costruzione delle Identità Collettive

  •   Si approfondisce la dimensione simbolica della cultura, che permette agli individui di identificarsi con un "ingroup" e sentirsi parte di una comunità. Si riflette sul ruolo del nazionalismo nel creare un’illusione di comunità tra milioni di persone (concetto di "comunità immaginata" di Benedict Anderson, 10:24), e come la cultura offra uno spazio di fiducia fondamentale per la coesione sociale, ma anche suscettibile a manipolazioni che portano al pregiudizio.

5. Esempio Video: Ingroups e Semioticità della Cultura

  •   La classe analizza un video che mostra la facilità con cui gli individui tendono a dividersi in gruppi sulla base di categorie identitarie. Il video serve a illustrare la tendenza umana a classificare "noi" e "loro", sottolineando che queste categorie non sono determinate da dati oggettivi, ma da significati simbolici e culturali.
  •   Questa sezione introduce il concetto di semiotica, ovvero come il linguaggio e i segni siano utilizzati per creare e mantenere confini culturali.

6. Cultura come Sistema di Segni

  •   Introducendo il concetto di cultura come sistema di segni, si fa riferimento alla teoria semiotica di Ferdinand de Saussure, che distingue tra "significante" (la forma fisica del segno) e "significato" (il concetto associato). La cultura, così intesa, diventa un filtro che organizza la nostra percezione del mondo e modella il nostro comportamento sociale. Si sottolinea il carattere arbitrario dei segni linguistici, evidenziando come ogni cultura crei connessioni simboliche proprie, che non sono innate ma apprese socialmente.
  •   Si discute anche la distinzione tra segno e simbolo e si esplorano le differenze tra linguaggio formale (dove il significante ha un significato unico e chiaro) e linguaggio simbolico (che permette una gamma di interpretazioni).

7. Esempio Pratico: Il Linguaggio come Sistema di Rappresentazioni Sociali

  •   Per dimostrare la teoria semiotica, il docente porta l'esempio di "cane" come segno, indicando come la parola e il concetto associato si costruiscano in modi diversi a seconda della cultura. In Italia, ad esempio, la parola "cane" evoca idee di fiducia e compagnia, mentre in altre culture, come in Corea, può avere significati differenti. Questo esempio evidenzia l'importanza di adottare una prospettiva "emic" (dall'interno) nel tentativo di comprendere i significati culturali altrui.

8. Significato come Uso: Ludwig Wittgenstein e la Semiologia della Follia

  •   La lezione prosegue discutendo la teoria linguistica di Ludwig Wittgenstein, secondo cui il significato di un segno è determinato dall’uso che ne fa una comunità linguistica. Wittgenstein suggerisce che la comprensione del linguaggio si basi su "giochi linguistici", ossia contesti specifici in cui l’uso di parole e segni è appropriato o meno. Questo concetto viene applicato alla definizione della follia: la follia, da un punto di vista semiotico, è vista come un disallineamento tra la propria rete di significati e quella condivisa socialmente.

9. Semiotica e Potere: Controllo dei Significati

  •   Si affronta il ruolo del potere nella semiotica, illustrando come la definizione dei segni e dei significati sia un atto politico. La definizione del linguaggio e dei simboli può infatti servire come strumento per controllare la percezione della realtà. Si riflette sul concetto che, storicamente, le classi subalterne abbiano cercato di conquistare il controllo culturale per poter trasformare la loro condizione.
  •   L’esempio di Roberto Sardelli, che incoraggiava i ragazzi delle baraccopoli romane a sfogliare il vocabolario "fino a consumarlo", evidenzia come la precisione linguistica sia necessaria per accedere e utilizzare i concetti di potere sociale.

10. Tra scogli e fate: gli Ochobo della cultura

·        Negli ultimi minuti di lezione viene proiettato un video che racconta le difficoltà di una compagnia giapponese di Fast food nel vendere il suo prodotto più elaborato alla clientela femminile, e si scopre che le ragioni sono tutte “culturali”.

·        Nel libro "La ninfa e lo scoglio," Vereni esplora il concetto di ochobo come un segno culturale dotato di un’ontologia unica, distinta dagli oggetti materiali e dalle finzioni. L’ochobo, che rappresenta il canone estetico giapponese di una "bocca piccola" e discreta, risulta molto più reale nella vita sociale giapponese rispetto a una fata, perché esercita un’influenza concreta sulle pratiche sociali, come ad esempio l'adozione di comportamenti specifici durante i pasti pubblici e persino nelle scelte di marketing di alcune aziende​​.

·        Vereni distingue tra tre ordini ontologici: gli oggetti materiali (come uno scoglio), che impongono la loro realtà fisica indipendentemente dalle credenze individuali; gli oggetti di finzione (come le fate), che pur non essendo considerati reali influenzano l'immaginario e la narrativa; e i segni culturali come l'ochobo, che appartengono a un "Mondo 3" di tipo popperiano, condiviso simbolicamente tra individui e capace di modellare il comportamento collettivo. Questa terza categoria include entità la cui “realtà” è percepita solo in termini di effetti sociali: per l'antropologia, non è rilevante se siano tangibili come uno scoglio, ma piuttosto che i loro significati vengano interpretati e condivisi socialmente, formando una sorta di "realtà culturale"​​.

  •   La lezione si conclude con un richiamo alla definizione di Max Weber, che descrive l’uomo come "intrappolato nella rete di significati" che lui stesso ha creato. L’antropologo Clifford Geertz riprende questa immagine, sostenendo che comprendere una cultura significa esplorare questa "rete di significati", che include simboli, norme e valori. La cultura è quindi una rete di segni interconnessi che definiscono l'identità e la realtà degli individui all'interno di una comunità.

11. Considerazioni Finali e Implicazioni per l'Antropologia

  •   Viene ribadito l’importanza per gli antropologi di adottare una prospettiva emic, cioè cercare di vedere il mondo dal punto di vista dei membri di una cultura studiata, senza pregiudizi o interpretazioni etnocentriche. L’antropologia culturale, dunque, non solo offre gli strumenti per comprendere le differenze, ma aiuta anche a rispettare e valorizzare le diversità senza cadere in stereotipi.

Differenza tra Approccio Emic e Etic

  1. Approccio Emic:
    •   L’approccio emic implica una prospettiva "interna" alla cultura studiata, cercando di comprendere i significati, i valori e le pratiche dal punto di vista dei membri della cultura stessa. Questo approccio si sforza di vedere il mondo come lo vedono gli insider, senza imporre categorie o giudizi esterni. Nell'approccio emic, l'antropologo diventa un osservatore attivo che prova a interpretare i segni e i simboli così come sono intesi dagli individui appartenenti a quella cultura.
    •   L’approccio emic è cruciale per cogliere le sottili sfumature di significato che i membri di una comunità attribuiscono ai loro segni e pratiche. Ad esempio, quando si parla del segno "cane" in una cultura, l'approccio emic richiede che si comprenda come il cane sia percepito in quel contesto specifico, sia esso un compagno fedele, un animale da lavoro o addirittura una risorsa alimentare, come accade in alcune culture.
  2. Approccio Etic:
    •   L’approccio etic, al contrario, adotta una prospettiva esterna e mira a fornire una descrizione oggettiva dei fenomeni culturali, usando categorie analitiche universali. L’obiettivo dell’approccio etic è di comparare e analizzare le culture senza necessariamente entrare nelle loro logiche interne, utilizzando concetti e modelli che siano applicabili trasversalmente alle diverse culture.
    •   Un esempio di approccio etic è l'analisi delle strutture di parentela: un antropologo etic potrebbe categorizzare e descrivere le forme di parentela secondo modelli comparabili (come i sistemi patrilineari o matrilineari), applicabili indipendentemente dalla cultura locale.
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    • TESTI DI RIFERIMENTO

      FILE 01- Appunti introduttivi. Il concetto antropologico di cultura.pdf

      FILE 06 Eco-Concetto semiotico di cultura.pdf

      FILE 08 Geertz Verso una teoria.pdf [solo la parte iniziale, “teorica”]