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lunedì 14 marzo 2022

ANTROPOLOGIA CULTURALE A 2021/2002 - LEZIONE 12: PARENTI SERPENTI. LE APPARTENENZE COLLETTIVE







I primi minuti sono dedicati a una premessa sulla quale si sorregge tutta la lezione (e forse l'esistenza stessa dell’antropologia):

per varie ragioni biologiche ed evolutive, gli esseri umani  nascono costitutivamente manchevoliQuesto deficit è compensato da una predisposizione cognitiva all’apprendimento durante tutto il corso della vita e ha prodotto  un costante bisogno di cure parentali per molto tempo e una lunga fase di attivazione di competenze sociali.

Abbiamo dunque come specie un bisogno spasmodico del gruppo sociale di appartenenza, sempre correlato  alla definizione di un NOI/LORO secondo un duplice atto di classificazione semiotica:

 

1. L autodefinizione interna di un NOI


 


2. la categorizzazione esterna di un LORO


 

COme si evince dagli schemi, i due atti di classificazione non sono pacificati tra loro, ma offrono anzi innumerevoli e complesse intersezioni. 

Ogni comunità esegue queste operazioni semiotiche di identificazione interna e di classificazione esterna e accade di frequente che l’autodefinizione che una comunità fa del NOI non collimi assolutamente con la categorizzazione che un altro gruppo fa della stessa comunità rispetto a un LORO.

I criteri che generano sentimento di appartenenza significativa a un gruppo sono vari.  Abbiamo visto lesempio dei rapporti tra due operai, uno italiano e uno nigeriano, in Veneto, in cui negli anni è venuto a tramontare il modello di appartenenza tramite coscienza di Classe. 

È più importante essere operaio o essere padano per la propria identità? 


Dal minuto 20 ci siamo poi soffermati sugli status sociali all’interno di un gruppo tramite alcune definizioni:

·        lo status ascritto rimanda a status acquisiti tramite a condizioni sociali considerate naturali e immutabili

·        lo status acquisito è riconosciuto a seguito di atti volontari e può modificarsi nel corso della vita

Nella complessità della relazione, il genere oggi sembra sempre più uno status acquisito secondo una identificazione interna e una serie di operazioni sociali. Il corto circuito sociale è innescato dall’aver considerato per molto tempo e in molti luoghi il genere come status ascritto.



Avete capito ora in che razza di caos cognitivo e organizzativo ci troviamo immersi quando si cerca di capire cosa significa appartenere?




dal minuto 30 un po’ di parentela, che identifichiamo come lo status ascritto per eccellenza, il ‘mattone zero’ del NOI. Abbiamo dovuto aspettare gli anni sessanta del ‘900 perché gli studi antropologici sulla parentela virassero verso una sua visione non naturalizzata.

Il testo di Marshall Salins “ La parentela: cos’è cosa non è”, ci aiuta a fare un po’ di chiarezza nell’affermare che non è vero che la parentela abbia un sostrato che si basa sulla riproduzione biologica degli esseri umani, non è così automatico il passaggio da base naturale a significato socializzato culturale.



dal minuto 42

Per i Ku Waru la relazione parentale biologica e quella sociale sono essenzialmente la stessa cosa, perché provengono dalla stessa sostanza: il Kopong, presente sia nello sperma dell’uomo e nel latte della donna, sia nelle patate dolci e nel maiale.
La relazione parentale può quindi avvenire anche tramite la nutrizione: ossia condividendo il cibo o alimentandosi tramite la stessa terra. Per questo completi stranieri possono diventare – attenti bene: realmente, non metaforicamente – della stessa famiglia Ku Waru, mangiando le cose dei loro ospitanti.



In coda al video una carrellata su modelli matrimoniali da tutto il mondo e l’importante distinzione tra endogamia di villaggio (contrazione del matrimonio all’interno del proprio gruppo sociale) ed esogamia di villaggio (contrazione del matrimonio all’esterno del proprio gruppo sociale).

L’esogamia di villaggio, in correlazione al tabù dell’incesto, risulta evolutivamente vantaggiosa  alla sopravvivenza del gruppo in caso di crisi ecologica o ambientale: meglio sposarsi fuori che essere fatti fuori’.