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giovedì 24 marzo 2022

Antropologia culturale 2021/22 Mod A Lez 14 Un sacco di zii e cugini (e un po' di potere)




Fino al minuto 7:50 Un po’ di informazioni su come si svolgono gli esami e gli esoneri.
Quindi, dulcis in fundo, la parte finale degli strampalati schemi antropologici sulla parentela: i modelli di residenza e la terminologia per definire i membri della famiglia.


Discendenza e residenza
Come decidiamo di discendere, unilineari o cognatici? Egocentrati o centrati sull’antenato? Le forme della discendenza sono rappresentazioni  della  società  che  dipendono  da  come  i  gruppi  di  distribuiscono sul   territorio,   dalle   risorse   di   cui   dispongono   e   dal   sistema   di   allocazione 
intergenerazionale  di  queste  risorse.  Ci  sono  cinque  casi  teorici  di  residenza,  che riassumo brevemente

1)   Natolocalità  
 Parte   dalla   premessa   che l’unione veramente stabile sia quella  tra  madri  e 
figli  da  un  lato,  e  fratelli  e  sorelle  dall’altro. Possiamo  pensare  ad  un’orda  di  cacciatori  e raccoglitori,  in  cui  le  donne  sono  state  fecondate ed  hanno  avuto  dei  figli  maschi  e  femmine.  Una volta  raggiunta  la  maturità  sessuale,  questi  figli maschi  possono  accoppiarsi  in  maniera  non  impegnativa  con  altre  donne  di  altri gruppi, e le loro sorelle possono fare altrettanto. L’accoppiamento non prevede un allontanamento  dalla  famiglia  di  orientamento,  per  cui  i  membri  rimarrebbero  a vivere  assieme.  I  maschi  del  gruppo  proteggono  le  donne  del  gruppo  (che  sono  le loro  sorelle),  e  non  si  accoppiano  con  loro  per  via  del  tabu  dell’incesto,  ma  si accoppiano  invece  con  altre  donne  senza  vivere  con queste.  A  loro  volta,  le  sorelle  del  gruppo  si  accoppian
o con uomini di altri gruppi per lo stesso tabu dell’incesto, ma non vanno a vivere con loro né li portano a vivere nel loro  gruppo.  Se  volete:  ognuno  se  ne  sta  a  casa  sua  e  si accoppia  con  persone  che  vivono  a  casa  loro.  Se  però  i gruppi  sono  piuttosto  dispersi  sul  territorio,  può  risultare difficile  avere  nelle  vicinanze  uomini  e  donne  di  altri gruppi  per  accoppiamenti  non  impegnativi,  e allora  si possono sviluppare altri casi.

2) Neolocalità
Poniamo che i gruppi siano dispersi per ragioni  ecologiche, e  che  anzi  non  sussista  la  possibilità  di  gruppi  di  grosse dimensioni.  In questi casi la  soluzione  più  indicata potrebbe  essere  che  un  maschio lascia la sua famiglia di orientamento, una donna fa altrettanto e i due si uniscono a costituire  una  nuova  famiglia  di  procreazione.  In  questo  caso  è  necessario  rendere 
più  stabile  il  legame  sessuale,  dato  che  le donne  hanno  bisogno  dell’assistenza  del maschio (i loro fratelli sono lontani) e i maschi hanno  bisogno  di  garantirsi  una  continuità  (le loro sorelle sono 
lontane).

3) Patrilocalità
 Può   succedere   che   sia importante  che  i  maschi  vivano  assieme,  per 
ragioni  di  cooperazione  (caccia  e  guerra)  e allora    daranno    via    le    loro    sorelle    e 
importeranno  altre  donne.  Anche  in  questo caso  è  importante  la  regolarizzazione  delle 
unioni   sessuali   nel   matrimonio,   perché   i maschi   hanno   lasciato   andare   via   le   loro 
sorelle  in  altri  gruppi,  e  quindi  devono  garantirsi  la  continuità  attraverso  il matrimonio.

4)  Matrilocalità 
Se    per    ragioni strutturali    sono    le    donne    a    dover rimanere assieme, come potrebbe essere nel  caso  di  coltivatori  che  fanno  ancora affidamento   sulla   caccia,   per   cui  le donne  coltivano  i  campi  e  gli  uomini cacciano,  allora  si  potrebbe  pensare  ad un   gruppo basato   sulle   donne,   che cedono  i  loro  fratelli  alle  donne di  altri gruppi   e   importano   mariti  nel   loro gruppo.

5) Ambilocalità
  Infine  può  essere  una  strategia  utile  quella  di  importare  ed esportare  maschi  o  femmine  indifferentemente,  a  patto  che  il  gruppo  abbia  un  adeguato numero di membri per produrre e riprodursi. Quel   che   è importante    a  questo    punto è  che  teniate sempre presente    che quelli   di   cui abbiamo parlato  sono gruppi residenziali, e  non  hanno di per sé un rapporto diretto con i gruppi di discendenza. Questi cinque casi ipotetici o teorici non sono cioè di per sé indicativi di alcun gruppo di discendenza, perché non hanno a che fare con alcuna discendenza ma solo con il modo in cui le persone vivono e si distribuiscono sul territorio. È però evidente  come  questi  gruppi  residenziali  siano  facilmente  associabili  a  gruppi  di discendenza,  nel  senso  che  il  caso  1  e  4  sono facilmente  associabili  con  la matrilinearità,  il  caso  3  con  la  patrilinearità  e  i  casi  2  e  5  con  la  discendenza cognatica.

Ci sono due punti che vanno sottolineati:

a) incesto  ed  esogamia.
La  regola  che  vieta  rapporti  sessuali  con  parenti  stretti  (fratello, sorella, padre, madre, figlio, figlia) non è concettualmente la stessa regola che impone di sposarsi fuori dal gruppo di parenti stretti. Cioè: il tabu dell’incesto e la  regola  esogamica non  hanno  lo  stesso  valore  concettuale.  Nel  caso  1  abbiamo visto  che  non  c’è  praticamente  matrimonio  nel  senso  di  un’unione  stabile  tra  un 
uomo e una donna, eppure si applica il tabu dell’incesto, visto che fratelli e sorelle non si accoppiano tra di loro.

b) l’asimmetria di patri e matrilinearità
I casi 3 e 4 poi sono speculari fino ad un certo punto, fino al punto cioè in cui questi modelli residenziali tendono a produrre gruppi di discendenza.  Se infatti si tratta di  gruppi residenziali  “puri” si possono considerare  uno  il  converso  dell’altro,  ma  se  entra  in  gioco  la  discendenza la faccenda si complica. Si deve infatti partire dalla premessa che ci sia un’asimmetria su base sessuale in molte relazioni di potere, per cui in molti casi e per molti settori sono i maschi a detenere una quota di potere maggiore. Se, per esempio, una qualche forma di potere viene trasmessa da maschio a maschio (eredità, sacralità, sacerdozio o  altro)  ma  il  sistema  è  matrilineare  (cioè  la  trasmissione  passa  attraverso  maschi imparentati  per  via  femminile),  questi  maschi  devono  sempre  essere  in  gradodi mantenere i contatti tra di loro attraverso le sorelle, che sono i membri produttivi del gruppo  di  discendenza,  mentre  se  il  sistema  è  patrilineare  non  è  necessario  questo contatto tra maschi attraverso le sorelle. In altre parole: “mentre per produrre una situazione  matrilineare  gli  uomini  del  gruppo  consanguineo  si  devono  associare stabilmente con le sue donne, non è necessario che le donne del gruppo patrilineare siano in associazione costante con i suoi uomini” (Fox: 107). Capite meglio questa asimmetria se riprendete i casi 3 e 4. Se il caso 3 sviluppa un gruppo di discendenza patrilineare, i maschi sono già associati e possono trasmettersi il potere direttamente (di  padre  in figlio)  visto  che  il  legame  che  legittima  la  continuità  è  quello  del matrimonio  (il  maschio  non  si  riproduce,  si  lega  formalmente  ad  una  donna  e  da quella  “prende” i figli che  ne nascono e li dichiara  membri del suo gruppo). Per questo  gruppo  di  uomini  lesorelle  sono  andate  via,  in  altri  gruppi,  e  non  hanno alcuna funzione riproduttiva per il proprio gruppo (fanno infatti figli per i gruppi dei rispettivi  mariti).  Ma  prendete  ora  il  caso  4.  Cosa  succede  ai  maschi  se  si  sviluppa un  gruppo  matrilineare?  È  chiaro  che  devono  trovare  un  modo  di  associarsi  con  le loro sorelle, visto che il loro potere andrà in trasmissione ai figli di queste. I maschi “andati via” da un  gruppo residenziale  matrilocale che  ha prodotto un sistema di discendenza  matrilineare  devonoessere  in  grado  di  associarsi  con  le  loro  sorelle, pena l’impossibilità di trasmettere il loro potere (o i loro beni) ai loro successori (figli delle sorelle).E’ questa la ragione che da vita a una strana   forma   di   residenza   che   non abbiamo   incluso   in   questa   sequenza teorica,   e   che   si   chiama   residenza avuncolocale,   cioè   residenza   con   il fratello   della   madre   (avunculus   in latino).    Questo    curioso    modo    di risiedere  nasce  proprio  dal  desiderio dei maschi in un sistema di discendenza    matrilineare    di    avere presso di sé i propri eredi. Quel  che  deve  essere  chiaro  è  che  nei  sistemi  patrilineari  predomina  il  legame emotivo tra marito e moglie da un lato e quello di potere tra padre e figlio dall’altro, mentre  nei  sistemi  matrilineari  il  legame  emotivo  dominante  è  quello  tra  fratello  e sorella, e quello di potere tra fratello della madre e figlio della sorella. È  molto  importante  che  riflettiate  sull’asimmetria  che  c’è  tra  sistemi  patrie sistemi matrilineari: non sono uno il converso ll’altro perché in entrambi icasi  i poteri  detengono  una  quota  sproporzionata  del  potere.

Terminologia della parentela
Per “teminologia” si intendono i nomi che le diverse culture assegnano ai diversi parenti e affini. Per noi è ovvio avere un termine per il padre, uno per la madre, uno per  fratello  e  sorella,  uno  per  cugino  e  cugina,  zio  e  zia,  nonno  e  nonna,  cognato, suocero, eccetera.
Ci sembra che questi termini rispecchino l’effettiva cposizione della  nostra  rete  parentale.  Ma  si  tratta  un  errore  prospettico  dovuto  all’etnoentrismo, che ci fa sentire come naturali e ovvie le scelte culturali nelle quali siamo mmersi.  Non è  affatto  scontato  che  il  figlio  del  fratello  di  mio  padre  e  quello  del fratello di mia madre siano identificabili con un unico termine (cugino), come non è ovvio  che  il  marito  di  mia  sorella  e  il  fratello  di  mia  moglie  siano  entrambi cognati”. Partiamo quindi da un paio di concetti sul modo in cui si organizzano i sistemi di parentela. Sappiamo già cos’è un lignaggio: un gruppo corporato (con diritti e doveri in quanto gruppo, che “agisce come una persona”) composto di persone imparentate tra  di  loro,  persone  cioè  che  possono  rintracciare  la  comune  discendenza  da  un antenato. Abbiamo visto che i lignaggi costituiscono l’unità più piccola, spesso, ma non  sempre,  su  base  residenziale  (i  membri  dello  stesso  lignaggio  spesso  vivono “assieme”, nella stessa casa, o nella stessa porzione di villaggio) e che queste  unità tendono a  costituirsi in gruppi più ampi,  detti clan, che  raggruppano persone  che  si considerano discendenti (pur non sapendo precisamente in che modo) da un antenato che  spesso  è  mitico  e  può  anche  non  essere  un  umano  (un  animale,  una  pianta,  un essere  mitico,  quello  che  costituisce  il  “totem”  del  clan).  In  alcuni  casi  i  clan possono,  per diverse  ragioni,  raggrupparsi in  unità  ancora  più  vaste, dette FRATRIE, che sono quindi una forma di raggruppamento più inclusiva. Le funzioni delle fratrie sono   spesso   cerimoniali   o   esogamiche,   cioè   regolano   alcuni   comportamenti collettivi, come l’esercizio della funzione religiosa o di quella matrimoniale.

Da qui succede un casino che è meglio che vi andate a vedere sulle dispense e nel video della lezione…