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lunedì 10 marzo 2025

Nazionalismo, modernità e comunità immaginate. Lezione #08 di Antropologia culturale PIETRO VERENI per Tor Vergata

 

Lezione numero 08 registrata il 18 ottobre 2024

20241018 Antropologia culturale 2024-25 Mod A Lez 08 Nazionalismo, modernità e comunità immaginate 

Introduzione e organizzazione della lezione

La lezione si apre con una riflessione sul percorso del corso e l’importanza di collegare gli argomenti trattati. Il docente presenta i contenuti della lezione, che si concentreranno sul concetto di nazionalismo, esaminando autori fondamentali come Elie Kedourie, Ernest Gellner e Benedict Anderson. Viene inoltre annunciata la lettura del saggio di Clifford Geertz, “Gli usi della diversità”, che sarà introdotto alla fine della lezione.


Il nazionalismo come costruzione moderna

Si introduce la questione del nazionalismo, chiarendo che si tratta di un fenomeno storico recente, che emerge con la nascita degli stati nazionali moderni. Elie Kedourie critica il nazionalismo, sostenendo che sia un’ideologia artificiale, nata in Europa all'inizio dell’Ottocento, che stabilisce criteri arbitrari per definire le popolazioni degne di autogoverno. Kedourie sottolinea tre elementi chiave che hanno favorito la diffusione del nazionalismo:

1. Una rivoluzione filosofica avviata dal pensiero tedesco, in particolare da Kant e Fichte, che attribuisce un ruolo essenziale al linguaggio nella formazione dell’identità collettiva.

2. L’esclusione sociale degli intellettuali, che porta alla ricerca di una nuova appartenenza politica.

3. La rottura delle grandi ecumene religiose, come la cristianità medievale, che lascia spazio a nuove forme di identificazione politica.


Nazionalismo e modernizzazione: la teoria di Ernest Gellner

Si analizza la teoria di Ernest Gellner, che collega il nazionalismo alla modernizzazione e al capitalismo. Secondo Gellner, il nazionalismo non è una causa della nascita degli stati nazionali, ma piuttosto il loro effetto. Con la crescita economica e la trasformazione delle economie agricole in economie industriali, diventa necessario uniformare la popolazione per garantire produttività e competitività. Gli stati moderni devono quindi:

  • Rompere le vecchie strutture sociali e culturali locali, che sono troppo rigide per adattarsi al mutamento economico.
  • Creare una lingua nazionale unitaria, imponendola attraverso l’educazione obbligatoria.
  • Promuovere la mobilità sociale e geografica, per facilitare l’adattamento alle nuove esigenze del mercato.

Gellner evidenzia come il nazionalismo sia funzionale alla costruzione di una società in cui le persone possano essere flessibili e adattabili, invece che vincolate a tradizioni locali statiche. L’educazione e la diffusione di una lingua nazionale servono a creare cittadini omogenei, pronti a inserirsi nel sistema produttivo moderno.


La comunità immaginata di Benedict Anderson

Il concetto di comunità immaginata di Benedict Anderson aiuta a spiegare come si formi il senso di appartenenza nazionale. Anderson definisce la nazione come una comunità politica immaginata, limitata e sovrana. È "immaginata" perché i membri di una nazione non si conoscono tra loro, ma condividono una percezione comune di appartenenza. È "limitata" perché ogni nazione riconosce la presenza di altre nazioni, e "sovrana" perché nasce in un'epoca in cui le monarchie divine perdono legittimità a favore della sovranità popolare.

Un fattore cruciale nella costruzione delle nazioni è il capitalismo a stampa:

  • La diffusione dei giornali e dei romanzi permette alle persone di immaginarsi parte di una comunità più ampia.
  • La stampa uniforma la lingua, creando una base comune di comunicazione tra cittadini.
  • La lettura simultanea di testi nazionali rafforza il senso di identità condivisa.

La stampa non è stata creata con l’intento di formare nazioni, ma la logica commerciale della diffusione dei libri ha portato alla standardizzazione linguistica e alla creazione di uno spazio culturale nazionale.


Nazionalismo e religione: un rapporto inscindibile

Un aspetto centrale della lezione è la riflessione sul rapporto tra nazionalismo e religione. Il docente sfida la visione comune che considera il nazionalismo una forma secolarizzata di religione e propone una lettura inversa: il nazionalismo è esso stesso una forma di fede. Gli esempi della guerra in Ucraina, del conflitto israelo-palestinese e della crisi in Libano mostrano come il nazionalismo sia intriso di elementi trascendenti. Si parla del concetto di "popolo eletto", che non è esclusivo della religione ebraica, ma è presente in molte ideologie nazionaliste.

L’idea che le lotte politiche siano esclusivamente secolari è una semplificazione: i leader nazionalisti spesso attingono a retoriche religiose per legittimare le loro azioni e motivare i cittadini. Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, è prima di tutto un teologo, e lo stesso si può dire per molti esponenti politici israeliani e islamisti.


Il ruolo della cultura nella costruzione dell’identità

Si passa poi a una riflessione più ampia sulla fragilità e flessibilità della cultura. Si discute il concetto di effetto cricchetto, introdotto da Joseph Henrich e Michael Tomasello, secondo cui le innovazioni tecnologiche si accumulano nel tempo, mentre le idee e i valori morali possono cambiare drasticamente tra una generazione e l’altra. La cultura non è statica, ma è sempre in evoluzione.

Si esamina anche il Dunning-Kruger effect, che evidenzia la correlazione inversa tra competenza e sicurezza nelle proprie affermazioni: chi sa poco su un argomento tende a essere più sicuro delle proprie opinioni rispetto a chi ha una conoscenza più approfondita.


Conclusione e collegamenti futuri

La lezione si chiude con una riflessione su come il nazionalismo sia uno strumento di disciplinamento sociale che ha permesso agli stati moderni di uniformare le popolazioni e renderle economicamente e politicamente efficienti. Si anticipano le prossime lezioni, che tratteranno il metodo etnografico e le trasformazioni delle comunità immaginate nell’era digitale.

Si sottolinea l’importanza di studiare con attenzione il saggio sul nazionalismo, poiché molte domande del test saranno basate su questi concetti. Il docente ribadisce che il mondo contemporaneo non è più regolato dalle stesse logiche del passato, e che la diffusione di nuovi mezzi di comunicazione sta trasformando le identità nazionali in modi imprevedibili.

domenica 9 marzo 2025

Degli appunti non si butta via niente. Temi sparsi: cultura alta e bassa, storia-sociologia-antropologia, invenzione della tradizione. Lezione #07 di Antropologia culturale PIETRO VERENI per Tor Vergata

 

Lezione numero 07 registrata il 16 ottobre 2024

20241016 Antropologia culturale 2024-25 Mod A Lez 07 Tematiche residue da "appunti introduttivi"

Ripresa degli argomenti e organizzazione del corso

La lezione inizia con un riepilogo della programmazione e della struttura del corso, sottolineando la necessità di collegare temi già trattati con quelli futuri. L’insegnante introduce il concetto di "cucinare con gli avanzi", ossia riprendere elementi precedenti per costruire nuove connessioni. Viene posta l’attenzione su alcuni argomenti chiave che necessitano di chiarimenti, come la distinzione tra cultura alta e cultura bassa, il mutamento culturale, e il rapporto tra antropologia, storia, sociologia e filosofia.

Cultura alta, cultura bassa e trasmissione del sapere

Si affronta il tema della gerarchizzazione culturale, ovvero il modo in cui le società attribuiscono valore differente a diverse forme di conoscenza. L’antropologia, a differenza delle discipline normative, non impone gerarchie, ma studia come esse emergano nei contesti culturali. Si cita l'esempio della trasmissione del sapere artigianale, come il lavoro di un forcolaio veneziano, evidenziando la differenza tra il sapere linguistico e il sapere corporeo, che può essere tramandato solo attraverso la pratica diretta.

Relazione tra antropologia, storia, sociologia e filosofia

Si analizza il rapporto tra antropologia e altre scienze sociali. Tim Ingold definisce l'antropologia come una "filosofia con la gente dentro", in quanto esplora le domande fondamentali dell’esistenza attraverso l’esperienza concreta delle persone. La differenza principale tra antropologia e sociologia risiede nel metodo: mentre la sociologia si concentra su fenomeni quantitativi e sulla modernizzazione, l’antropologia utilizza l’approccio emic, studiando le esperienze soggettive e le costruzioni culturali.

Origini dell’antropologia e il concetto di "residuo"

L’antropologia nasce come scienza dei residui della modernità, ovvero delle popolazioni e dei gruppi sociali che non vengono assorbiti dal processo di industrializzazione e urbanizzazione. In origine, studiava sia le comunità contadine nelle società occidentali sia i cosiddetti "primitivi" nelle colonie. Oggi, però, il concetto di "primitivo" è superato e l'antropologia si occupa di fenomeni di ibridazione culturale, sincretismo e globalizzazione.

Il concetto di tradizione: invenzione e continuità

Si discute il concetto di tradizione, sottolineando come essa sia spesso una costruzione narrativa piuttosto che una continuità storica autentica. Si portano esempi come il kilt scozzese, nato da esigenze industriali, e il tatuaggio tribale, che oggi viene reinterpretato in contesti diversi. Si menziona anche Eric Hobsbawm e il concetto di "invenzione della tradizione", mostrando come molte usanze apparentemente antiche siano in realtà piuttosto recenti.

Mutamento culturale e identità

L’identità culturale è spesso percepita come statica, ma la realtà è caratterizzata da continui spostamenti di pratiche, idee e oggetti nel tempo e nello spazio. L’antropologia studia proprio questi movimenti e le tensioni tra conservazione e innovazione. Si analizza il caso della 'nduja calabrese, che ha origini francesi, e del tè inglese, introdotto attraverso le rotte coloniali. Questi esempi mostrano come il mutamento culturale sia costante, anche quando le tradizioni sembrano radicate.

L’illusione della cultura statica e il nazionalismo

Si introduce il tema del nazionalismo, mettendo in discussione la visione delle culture come entità immutabili. L'idea che esista un'epoca originaria in cui ogni nazione era "pura" è una costruzione ideologica, spesso strumentalizzata per scopi politici. In realtà, le culture sono sempre state in evoluzione, influenzate da migrazioni, scambi e innovazioni.

Conclusione e anticipazione delle prossime lezioni

La lezione si conclude con un'anticipazione degli argomenti futuri, tra cui l’antropologia dell’arte, la parentela e il nazionalismo. Si sottolinea l'importanza del test come strumento di verifica dell'apprendimento, non solo delle lezioni ma anche dello studio autonomo dei testi. L'invito finale è quello di riflettere sul valore delle tradizioni, non come elementi fissi, ma come strumenti narrativi di costruzione identitaria.