I media sono formidabili provocatori di nostalgia, perché sono essenzialmente evocativi: è l’evocazione la vera trasmissione che producono […] Chi oggi parla di ciò che accade nella rete, per esempio, parla di cinismo, di nichilismo, ma non afferra a fondo che il carattere nostalgico della rete stessa è sostanziale, non accessorio. La rete, simulando la realtà, sostituendola, la evoca, evoca con struggimento l’incontro che postula (p. 19).
Il punto forte è che ci spiega l’effetto Blade Runner che sembra pervadere il mondo: se i media trasmettono l’evocazione, posso provare effettivamente nostalgia per qualcosa che non ho mai sperimentato, dato che vengo colpito mediaticamente dalla sua ombra, dal suo “ricordo” (che è ricordato da qualcun altro, ma che posso esperire come fosse un ricordo mio).
Il punto debole è che anche questa proposta interpretativa tende a separare “la realtà” da “i media” (almeno i new ones), come se stare di fronte a un computer pigiando tasti o facendosi venire dolore al braccio a forza di mouse non fosse “reale”, tanto quanto scrivere una lettera o parlare al telefono.