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domenica 10 ottobre 2021

Ma cosa significa, davvero, che la cultura è appresa? (Lezione 03 del 10/10/2021 del modulo A di Antropologia culturale)

LEZIONE 03 del 08/10/2021

Il titolo di questa lezione avrebbe dovuto originariamente essere "La cultura come immaginazione" ma le cose da dire prima di arrivare lì erano troppe, per cui ho ripiegato su una espansione della lezione precedente, dove dicevamo che la cultura è appresa, chiedendoci ancora una volta un po' meglio: "CHE VUOL DIRE CHE È APPRESA?"

Siamo ripartiti dalla fragilità della trasmissione culturale, che non potendo farsi forza sulla codificazione genetica deve affidarsi all'insegnamento e all'apprendimento, ponendo il problema terribile della "trasmissione intergenerazionale". Per questo siamo partiti da un video che racconta la storia dell'uso della bicicletta in Olanda, e abbiamo scoperto che gli olandesi non hanno le due ruote a pedali "nel DNA" (ma guarda un po'!) e hanno invece appreso questo stile di mobilità in seguito alla modernizzazione (automobili che aumentavano i morti in bici) e alla crisi energetica dei primi anni settanta (che ha suscitato una nostalgia collettiva per gli spazi urbani "prima dell'auto"). E' stata questa specifica combinazione di mutamento tecnologico e mutamento culturale in atto a produrre una vera "cultura della bici" in Olanda, ma la conclusione che dobbiamo trarne è solo in parte confortante, dato che - come vedremo nella quinta lezione - il fatto che non ci siano automatismi biologici nella trasmissione culturale rende quella trasmissione non solo soggetta più rapidamente a mutazioni (da cui la flessibilità) ma anche a costante rischio di oblio (da cui la fragilità). Se gli olandesi non sapranno resistere alla tendenza ad accettare veicoli elettrici nei loro centri storici, è molto probabile che l'uso delle bici cali progressivamente.

Per continuare però a comprendere meglio come la scoperta della "cultura animale" abbia mutato la nostra idea di uomo, ci siamo soffermati (dal minuto 15:20 circa) sul saggio di CLIFFORD GEERTZ "L'impatto del concetto di cultura sul concetto di uomo". Il saggio combatte la concezione "stratigrafica" dell'uomo tipica dell'Illuminismo, con una base biologica che attiverebbe un'inclinazione psicologica che si accorderebbe in strutture sociali, cariche di elementi simbolici. A questa concezione stratigrafica dobbiamo invece contrapporre una visione in cui natura e cultura sono inestricabilmente intrecciate e si determinano l'una con l'altra.

Per comprendere questo passaggio, sempre leggendo Geertz, abbiamo lavorato a lungo sulla lateralizzazione emisferica e su come la nostra manualità animale abbia progressivamente ceduto il passo all'apprendimento e alla trasmissione culturale (il racconto – dal minuto 45:45 al minuto 56:30 – della produzione di pietre lavorate, che gli ominidi sapevano fare probabilmente in modo naturale (sapere innato) e che con la lateralizzazione emisferica poco alla volta è diventata una capacità appresa culturalmente).

Il punto forte del saggio di Geertz è che IMPARARE per gli umani è INDISPENSABILE (dal minuto 1:02:09).

Con una successione di digressioni, abbiamo comunque completato la lettura di Geertz – L’impatto al minuto 1:08:10 e abbiamo quindi ripreso il tema generale di come avvenga questa trasmissione/apprendimento, discutendo delle due opposizioni principali, vale a dire FORMALE/INFORMALE e LINGUISTICO/CORPOREO.

A questo punto, proprio per ragionare sulle forme del sapere informale, dal minuto 1:14:30 abbiamo riassunto alcuni punti dell’analisi che PIERRE BOURDIEU ha dedicato al concetto di DISTINZIONE (La distinzione. Critica sociale del gusto 1979) per ragionare assieme come i nostri gusti siano molto determinati da nostro capitale economico e dal nostro capitale culturale. (Nella cartella studenti, potete trovare una sintesi di quel modello di Bourdieu che ho scritto molti anni fa).

Abbiamo quindi finito con un piccolo test su MentiMeterer per comprendere come questi gusti siano condivisi proprio dalle persone che appartengono alla nostra stessa "porzione di classe", che cioè si collocano nella stessa zona del campo sociale dove ci collochiamo noi per distinguerci dagli altri attraverso il "mi piace" e il "mi fa schifo".