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domenica 2 novembre 2008

Famo a capisse, ovvero separiamo il giudizio del 137 (riforma delle elementari) da quello del 133 (finanziaria 2009 con tagli all'istruzione) SECONDO

Questo post è un po' palloso perché tecnico, ma credo che possa svelare a molti alcune cose che non sapevano, e che sarebbe importante sapere.

Questo è il comma 620 della Legge 27 dicembre 2006, n. 296, meglio nota come "legge FINANZIARIA 2007", votata dal Governo Prodi:

Dall'attuazione dei commi da 605 a 619 devono conseguire economie di spesa per un importo complessivo non inferiore a euro 448,20 milioni per l'anno 2007, a euro 1.324,50 milioni per l'anno 2008 e a euro 1.402,20 milioni a decorrere dall'anno 2009.

Il comma 605, citato nel 620, dice (al punto a) che tra le misure che "consentano il razionale utilizzo della spesa..." bisogna approntare "la revisione, a decorrere dall'anno scolastico 2007/2008, dei criteri e dei parametri per la formazione delle classi (...) in modo da incrementare il valore medio nazionale del rapporto alunni/classe dello 0,4" e aggiunge (al punto b) la "riduzione della dotazione organica del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA)", anche se questo punto è contraddetto dal punto c del medesimo comma, dove invece si dice che un "piano di assunzioni a tempo indeterminato e' predisposto per il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA), per complessive 20.000 unità".


Altre misure prevedono la messa in mobilità del "personale docente permanentemente inidoneo ai compiti di insegnamento e collocato fuori ruolo" (comma 608) e un "piano di riconversione professionale del personale docente in soprannumero" (comma 609), mentre i commi successivi, fino al 619, non sembrano indicare alcun risparmio, o almeno io non l'ho capito.

Questo è invece il comma 6 dell'articolo 64 della legge 133 del 6 agosto 2008 (che sarebbe la FINANZIARIA 2009, votata dal Governo Berlusconi, e che molti impropriamente chiamano "riforma Gelmini dell'università"):

Fermo restando il disposto di cui all'articolo 2, commi 411 e 412, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, dall'attuazione dei commi 1, 2, 3, e 4 del presente articolo, devono derivare per il bilancio dello Stato economie lorde di spesa, non inferiori a 456 milioni di euro per l'anno 2009, a 1.650 milioni di euro per l'anno 2010, a 2.538 milioni di euro per l'anno 2011 e a 3.188 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012.

Premesso che la legge 244 del 24 dicembre 2007 è la "FINANZIARIA 2008", e ci torniamo tra poco, vediamo dove i commi 1-4 dicono di voler risparmiare: il comma 1 dice: "sono adottati interventi e misure volti ad incrementare, gradualmente, di un punto il rapporto alunni/docente, da realizzare comunque entro l'anno scolastico 2011/2012...", mentre per gli ATA (personale amministrativo, tecnico ed ausiliario) l'obiettivo è quello di "conseguire, nel triennio 2009-2011 una riduzione complessiva del 17 per cento della consistenza numerica della dotazione organica determinata per l'anno scolastico 2007/2008". I commi 3 e 4, infine, dicono semplicemente che sarà il ministero competente a stabilire il "piano programmatico di interventi", limitandosi a ulteriori indicazioni di principio come "revisione dei criteri" per i concorsi e "ridefinizione dell'assetto organizzativo-didattico" (quindi la "riforma" la Gelmini deve ancora presentarla...) Chiunque può notare come le proposte delle due finanziarie siano simili, sia per l'intento a risparmiare, sia per dove prendere i soldi: aumento del numero di studenti per classe, riduzione degli ATA, ridefinizione dell'organizzazione.

Vediamo ora il comma 412 dell'articolo 2 della legge 244 del 24 dicembre 2007, vale a dire la "FINANZIARIA 2008":

Le economie di spesa di cui all’articolo 1, comma 620, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, da conseguire ai sensi dei commi da 605 a 619 del medesimo articolo, nonche´ quelle derivanti dagli interventi di cui al comma 411, lettere a), b), c) d), sono complessivamente determinate come segue: euro 535 milioni per l’anno 2008, euro 897 milioni per l’anno 2009, euro 1.218 milioni per l’anno 2010 ed euro 1.432 milioni a decorrere dall’anno 2011.

Le economie sono realizzate tagliando sul numero di classi delle scuole superiori (lettere a e b del 411) e procedendo più rapidamente all'assorbimento del personale in sovrannumero di cui già parlava la finanziaria dell'anno precedente. In linea con la finanziaria precedente e con quella successiva, solo che in questo caso le cifre di risparmio sono un po' più annacquate.

Morale della favola: le ultime tre finanziarie presentano tutte significative "economie di spesa".
Al di là delle diverse scelte su dove individuare le fonti di economia, la logica delle tre finanziarie è identica, come evidenzia il confronto dei risparmi rispettivamente preventivati per il 2009: secondo la finanziaria 2007 il prossimo anno avrebbe dovuto vedere un risparmio più che triplo rispetto a quello previsto dalla Gelmini per lo stesso periodo (oltre un miliardo e 400 milioni secondo Fioroni della finanziaria 2007, oltre 800 per il Fioroni della finanziaria 2008, e "solo" 456 milioni secondo la Gelmini nella finanziaria 2009).

La prima domanda, che butto lì, è come mai tutto 'sto casino per la 133 quando non ricordo voci dissenzienti per le due finanziarie precedenti, che erano sostanzialmente informate dagli stessi principi di risparmio nella scuola. Per questa domanda non ho una risposta, solo dei sospetti.


Mi chiedo inoltre (e questa seconda domanda è invece del tutto retorica) chi ci guadagna dal blocco dato da Berlusconi al piano che la Gelmini doveva presentare per l'attuazione delle economie di spasa. A chi sta bene un'università dove ci sono tre fasce di docenti (ricercatori, associati, ordinari) distinte non certo dal merito o dai carichi di lavoro, ma solo dall'anzianità di servizio? Mi resta incomprensibile perché un ricercatore debba prendere un terzo dello stipendio di un ordinario quando fa esattamente lo stesso lavoro, e perché un docente che laurei ogni anno decine di studenti abbia le stesse gratificazioni economiche di un docente che non porta alla laurea nessuno se non quei due-tre studenti l'anno che gli vengono assegnati d'ufficio. Mi chiedo come possiamo far crescere la ricerca scientifica dentro gli Atenei se i fondi sono assegnati a pioggia come "el formenton" che mia nonna buttava alle galline (un po' qua, un po' là, così, equamente) oppure, addirittura, se i dipartimenti (una volta presi i fondi in base al numero dei docenti che vi afferiscono) li distribuiscono su base gerarchica (una quota ai ricercatori, due quote agli associati, tre agli ordinari) e non in base al merito delle specifiche ricerche. Tutto questo, forse, si sarebbe potuto iniziare a cambiare se la Gelmini avesse avuto modo di proporre il suo piano. Sembra che salti tutto. I numeri della finanziaria rimarranno (come quelli delle finanziarie predecenti) pura fiction per i prossimi giochini elettorali. E di certo non ne trarrano vantaggi gli studenti (che continueranno a fare i conti con docenti sfuggenti che non hanno nessuna accountability rispetto a quel che fanno o non fanno) né gli studiosi meritevoli, che si impegnano per la didattica e la ricerca. Il problema vero, l'unico problema dell'università italiana, è che non ci sono nè incentivi nè sanzioni per chi vi lavora: se si fa bene, se si fa benissimo, o se non si fa nulla, non fa alcuna minima differenza in termini di soldi, di gratificazione pubblica, di riconoscimento professionale. Fino a quando non si cambierà questo modo del tutto de-responsabilizzante di concepire il lavoro del corpo docente universitario, non ci sarà alcuna possibilità di restituire all'università italiana la dignità che le spetterebbe come istituzione.